giovedì, Novembre 21, 2024
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L’importanza delle vacanze per il nostro benessere mentale

 

I discorsi sulle vacanze, quest’anno appesantiti dalle preoccupazioni per le direzioni future dell’economia italiana e mondiale, si somigliano sempre: le vacanze sono una fuga dallostress e dalle preoccupazioni del quotidiano, un’oasi di benessere in cui ciascuno si dedica a se stesso e ai suoi cari, immerso in attività e hobby che gli piacciono e che lo ricaricheranno. Ma è davvero così? Cosa ha da dire la psicologia rispetto alle vacanze?

 

Ci divertiamo in vacanza?

Beh, sì, in vacanza stiamo bene. Sono rare le vacanze che si trasformano in un incubo. Consideriamo le nostre vacanze soddisfacenti soprattutto se c’è stato un evento che ha suscitato una fortissima emozione positiva e se anche la conclusione è stata piacevole: il resto non conta molto. Kahneman, premio Nobel nel 2002, ha chiamato questo modo di funzionare della memoria regola del picco e della fine. La regola del picco e della fine è uno dei motivi per cui tendiamo ad averericordi che non sempre coincidono con quanto in effetti ci è accaduto.

 

E il ritorno dopo le vacanze?

Dalle vacanze torniamo il più delle volte carichi di benessere ed energia. Le vacanze con partner e figli di solito rafforzano i legami, arricchendoli di esperienze fatte tutti insieme, cioè condivise.Gli effetti benefici delle vacanze purtroppo però non durano a lungo. Al più tardi a distanza di un mese dalla loro conclusione, resta davvero poco della sensazione di benessere.  Se però il tempo libero viene utilizzato per rilassarsi e se non c’è troppo lavoro che si è accumulato e ci aspetta al rientro, gli effetti benefici delle vacanze scompaiono più lentamente. Scompaiono comunque, tanto che viene da chiedersi se valga la pena affrontare litigi con i colleghi, per incastrarsi rispetto al periodo in cui assentarsi, e con parenti e amici, per mettersi d’accordo su cosa fare. La risposta è sì. Non avere delle vacanze sarebbe anche peggio e la soluzione migliore, sebbene non praticabile da molti, sarebbeavere dei periodi di vacanza magari molto piccoli ma frequenti.

 

Per il benessere, una vacanza piena, all’insegna della mindfulness

Una riflessione psicologica sulle vacanze non può però prescindere dal prendere in considerazione l’assetto mentale“da vacanza”. Avere delle vacanze non significa semplicemente partire, sebbene spostarci da un’altra parte sia un segnale per ricordarci che stiamo facendo qualcosa di diverso dalla nostra routine quotidiana.

Il senso di una vacanza, anche quando trascorsa a casa, – eventualità per la quale gli americani hanno anche inventato una parola apposita, staycation – dovrebbe essere quello di spostare la nostra attenzione su quanto sta accadendo, le persone che amiamo, ciò che ci circonda, noi stessi, di immergerci in quello che stiamo facendo, si tratti di una passeggiata su di una spiaggia esotica o una cena con gli amici sul terrazzo di casa. Essere interamente dentro ciò che facciamo, evitando la distrazione, la diluizione delle emozioni, la fuga dal contatto con noi stessi e con gli altri che ci derivano dal controllare insistentemente se ci è arrivato un sms o una mail come pure dall’essere ossessionati dal numero di cose da vedere in una città straniera. Insomma, rinunciare al multitasking, cioè al fare troppe cose contemporaneamente, e vincere quel consumismo che a volte ci fa letteralmente bruciare relazioni ed esperienze.

Questo essere radicati nel presente è chiamato mindfulness. Mindfulness è un concetto che deriva dal Buddismo e significa consapevolezza dell’esperienza che stiamo vivendo, in termini di sensazioni, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni.

Rispetto alle vacanze e all’assetto mentale adeguato affinché esse diventino un’occasione di crescita, nutrimento e benessere, la mindfulness è la capacità di rompere la routine e mantenere la nostra mente aperta, flessibile, curiosa, pronta a cogliere gli aspetti nuovi che si presentano. Una capacità che sarebbe auspicabile come generale dimensione di vita.

Scritto da ROSALIA GIAMMETTA | agosto 13th, 2012

fonte: quipsicologia.it