LA MUSICOTERAPIA CON I PAZIENTI GERIATRICI: L’ESPERIENZA DEL CAFFE’ ALZHEIMER
La musicoterapia è l’uso del linguaggio sonoro-musicale nella relazione tra l’operatore e l’utente. Non è
un’esperienza musicale fine a se stessa, ma è usata dal musicoterapista come elemento mediatore in senso
terapeutico. Essa è una disciplina che si confà di una precisa metodologia basata su specifiche procedure
che la contraddistinguono.
La Musicoterapia è l'uso professionale della musica e dei suoi elementi come intervento in ambienti medici,
educativi e comuni con individui, gruppi, famiglie o comunità che cercano di ottimizzare la loro qualità di
vita e migliorare la salute e il benessere fisico, sociale, comunicativo, emotivo, intellettuale e spirituale.
Ricerca, pratica, educazione e formazione clinica in musicoterapia sono basati su standard professionali in
relazione ai contesti culturali, sociali e politici. (World Federation of Music Therapy, 2011).
Il processo del fare e ricevere musica produce significativi benefici in campo geriatrico e non solo. Anzitutto
la musica è riconosciuta come unica attività umana a mettere in comunicazione entrambi gli emisferi,
agendo in totalità sulle parti sane e quelle intaccate dalla patologia. La musicoterapia è principalmente
usata in questo ambito per la sua capacità di sostenere il tono dell’umore e per la capacità di portare
pazienti con una seria difficoltà mnestica a rievocare tramite la musica emozioni, ricordi altrimenti rimossi.
Questo è altresì possibile grazie al fatto che i malati preservano intatte certe abilità e competenze musicali
fondamentali come intonazione, sincronia ritmica, senso della tonalità nonostante il deterioramento
cognitivo dovuto alla malattia. La musicoterapia riesce quindi a rallentare il decorso della malattia grazie
alla sua capacità di lavorare in prevalenza coi disturbi non-cognitivi, che risultano essere l’unico terreno
percorribile. L’accento posto sulla relazione terapeutica è uno dei nodi principali del lavoro della
musicoterapia poiché in grado di offrire al paziente uno spazio d’espressione in cui la comunicazione è
veicolata in maniera non convenzionale e non verbale. Nel contesto di gruppo l’utilizzo di questo “codice
comunicativo” diverso dalla quotidianità consente ai singoli di affermarsi grazie alla messa in evidenza dei
propri punti di forza e allo sviluppo di quelle parti sane troppo spesso nascoste dalla condizione patologica.
Inoltre l’apertura dell’esperienza musicoterapica ai caregivers è pensata come opportunità di vivere la
relazione con l’anziano fragile sotto una luce diversa in cui non sono i bisogni a legare l’uno all’altro ma la
voglia di condividere uno spazio relazionale più elevato che si trasforma da “accudimento” a
“condivisione”.
Il laboratorio sonoro-espressivo che da due anni viene proposto tra le attività del progetto Caffè Alzheimer
fa riferimento a modelli riconosciuti dalla WFMT, in particolare si basa sull’improvvisazione clinica di T.
Wigram e sulle tecniche di applicazione musicoterapica ai pazienti con demenza e Alzheimer di D. Aldridge.
Il laboratorio è quindi strutturato secondo macro-obiettivi gruppali, tenendo sempre in considerazione le
esigenze portate dal singolo nel gruppo. L’utilizzo della musicoterapia in un contesto di gruppo invece che
con sedute individuali è stata scelta obbligata nell’idea di voler strutturare un lavoro sulla relazione tra
anziano fragile e caregiver a confronto con altre persone che, seppur vivendo patologie e gradi di
deterioramento differenti, si trovano nella loro stessa condizione. Esercizi ed esperienze proposti toccano
su vari livelli le tre aree di intervento emotiva, cognitiva e relazionale: oltre dunque alla rievocazione di
ricordi con canti significativi, molto spazio è dato alla creatività dei pazienti attraverso la creazione
collettiva di partiture ritmiche, melodiche e di movimento. I giochi di alternanza, attenzione ed ascolto sono
volti a coinvolgere i pazienti nella condivisione del processo terapeutico, consentendo al singolo di
usufruire al contempo di uno spazio di espressione non vincolato che il setting musicoterapico vuole offrire.
Si può ritenere la Musicoterapia come elemento terapeutico fondamentale nel trattamento di pazienti con
demenza poiché innanzitutto, grazie ad essa, l’attività di training di abilità cognitive e mnemoniche è diluita
in un contesto espressivo divertente e piacevole. Il peso della terapia e della malattia diviene più leggero ed
i risultati risultano essere perseguibili in maniera dinamica. Ancor più il lavoro di relazione con il terapista, il
gruppo ed i caregivers riesce ad intervenire sulla componente emotiva ed il tono dell’umore, che spesso
risultano essere aspetti complicati da trattare in pazienti in declino cognitivo. Infine è fondamentale
sottolineare il rigore scientifico che contraddistingue le attività laddove è necessario configurare un fare
musica terapeutico e non meramente intrattenimento musicale. Differenziare le generiche esperienze
musicali, che pure sono portatrici di benessere, dalla musicoterapia vuol dire mettere in evidenza gli aspetti
terapeutici della musica e attraverso gli stessi raggiungere degli obiettivi terapeutici che nascono dai reali
bisogni dei pazienti.
Agostino Borroso, specializzando in musicoterapia
Martina Scognamiglio, specializzanda in musicoterapia