Oltre l’autismo: il linguaggio e le tecniche per potenziare le abilità di comunicazione
Possiamo affermare che il linguaggio, molto semplicemente, sia la capacità più specificatamente umana di associare suoni a significati. Per un bambino con autismo la comunicazione e la capacità di esprimersi attraverso il linguaggio incidono molto, e in maniera diversa da persona a persona, nella vita quotidiana.
Storicamente diversi autori si sono avvicendati nello studio e nella comprensione del linguaggio. Ad esempio Chomsky[1] ne afferma la natura innata, descrivendo il processo di acquisizione del linguaggio come una progressiva scoperta di regole. Infatti il bambino alla nascita possiede già i primi strumenti di produzione del linguaggio (LAD) che via via si implementano. La progressiva acquisizione del linguaggio però non dipenderebbe né dall’ambiente né dalla stimolazione ricevuta.
Vygotskij[2], invece, sostiene la natura sociale del linguaggio. Esso nasce come strumento sociale e successivamente diventa individuale. Si sviluppa quindi, grazie all’interazione con gli altri; per l’autore il linguaggio esterno assume la funzione di oggettivare i pensieri rendendoli parole. Di fondamentale importanza all’interno del discorso di Vygotskij[3] è il concetto di imitazione. L’imitazione dell’adulto da parte del bambino fa sì che si accrescano molte abilità e processi, primi tra tutti apprendimento e sviluppo. L’imitazione del linguaggio (inteso come comportamento motorio), viene indagato anche dall’attuale ricerca neuroscientifica mediante i neuroni specchio[4]. Questi sono un particolare tipo di neuroni motori che si attivano sia quando si compie l’azione che quando la si osserva.
I neuroni specchio
Il punto di intersezione tra la teoria Vigotskiana e la moderna neuroscienza risiede nel fatto che sono proprio i neuroni specchio i responsabili dell’imitazione precoce che, tramite le interazioni sociali si implementa. I neuroni specchio dunque, sarebbero i responsabili della comprensione dei gesti osservati negli altri che rendono possibile la comunicazione. Questo meccanismo, però, viene a mancare in alcune patologie, come appunto il disturbo dello spettro autistico. In altre parole, là dove sia presente un deficit dell’imitazione, è presente anche un deficit del linguaggio.
Più nello specifico, all’interno del disturbo dello spettro autistico, si distingue in autismo verbale e non verbale. Per quanto riguarda l’autismo verbale, l’eloquio è monotono, ripetitivo, povero e non metaforico. Per quello non verbale, invece, il bambino non riesce a comunicare tramite il linguaggio. Tuttavia possono essere utilizzate delle tecniche per facilitare o potenziare l’acquisizione del linguaggio come la musicoterapia, la logopedia e la comunicazione aumentativa alternativa CAA). Vediamo come queste tecniche potrebbero favorire lo sviluppo del linguaggio oppure sostenerlo nei bambini con autismo, potenziandone la comunicazione.
Musicoterapia
La musicoterapia è un intervento educativo, riabilitativo o terapeutico che utilizza il linguaggio sonoro-musicale (suono, ritmo, melodia e armonia) nella relazione tra operatore e utente. Di conseguenza facilita e favorisce la comunicazione, la motricità e l’espressione, agendo allo stesso tempo sul tono dell’umore. Infatti, fare musicoterapia non significa semplicemente far ascoltare musica.
Nel bambino o ragazzo con autismo, in particolare, la musicoterapia mira a favorire e potenziare lo sviluppo del linguaggio, attraverso l’utilizzo di giochi ed esercizi musicali. Ad esempio canto, utilizzo di strumenti musicali, improvvisazioni, ascolto di musica. Essi stimolano l’imitazione e allo stesso tempo riducono i comportamenti ripetitivi, stereotipati ed eventuali comportamenti-problema.
Logopedia
La logopedia si occupa della prevenzione, della valutazione e della riabilitazione dei disturbi del linguaggio, della comunicazione e in generale della funzione orale in età evolutiva, adulta e geriatrica attraverso programmi riabilitativi.
Essa rappresenta una parte fondamentale del trattamento riabilitativo del bambino o ragazzo con autismo perché permette di intervenire sulle difficoltà di comunicazione e di interazione sociale associate alle difficoltà del linguaggio. Attraverso il gioco, disegno, racconti e altri materiali accattivanti, si lavorerà sull’articolazione delle parole, delle frasi con il corretto posizionamento della bocca e della lingua. Ma anche sulle competenze comunicative come il contatto oculare, l’imitazione, la comprensione della comunicazione non verbale legata ad esempio alla mimica facciale.
Se il bambino presenta problematiche maggiori nel linguaggio ed è “non verbale”, il logopedista potrebbe introdurre strategie comunicative alternative che rientrano nella Comunicazione Aumentativa Alternativa – CAA.
Comunicazione Aumentativa Alternativa – CAA
La Comunicazione Aumentativa Alternativa – CAA rientra nelle strategie di intervento di Riabilitazione – Abilitazione, perché aiuta le persone con disabilità acquisite a recuperare certe abilità. Allo stesso tempo è utile, per le persone con disabilità legate allo sviluppo come i bambini o ragazzi con Autismo, nell’acquisire per la prima volta una determinata abilità.
Il termine “aumentativa” sta ad indicare che questa tipologia di intervento non si propone di sostituire le modalità di comunicazione già presenti ma di accrescerle. Non inibisce l’eventuale emergere del linguaggio verbale, piuttosto si propone di potenziarlo.
Infatti, la Comunicazione Aumentativa Alternativa prevede la simultanea presenza dello strumento alternativo e del linguaggio verbale orale, tramite il supporto del partner comunicativo che la pronuncia ad alta voce.
Il termine “alternativa” sta ad indicare che solo in caso di necessità si utilizzano modalità di comunicazione compensativi del linguaggio orale.
Categorie della CAA
I Sistemi di Comunicazione Aumentativa Alternativa – CAA si distinguono in due categorie. Esse sono:
- Sistemi di comunicazione unaided (senza ausili) in cui le informazioni possono essere scambiate attraverso l’uso del proprio corpo, senza l’utilizzo di strumenti di supporto. Ad esempio, il linguaggio dei segni oppure i gesti.
La lingua dei segni è un vero e proprio linguaggio in cui i significati delle parole sono veicolati attraverso i gesti delle mani che prendono appunto il nome di Segni. I segni da utilizzare possono derivare dal linguaggio convenzionale (Lingua Italiana dei Segni – LIS). Oppure “creati” per adattarsi al meglio alle caratteristiche ed esigenze del bambino o ragazzo con Autismo.
- Sistemi di comunicazione aided (con ausili) in cui si fa ricorso a dispositivi esterni e all’utilizzo di simboli, come fotografie, lettere e parole. Ad esempio, il PECS (Picture Exchange Communication System) e VOCA (Voice Output Communication Aids).
Il Pecs
Il PECS è un Sistema che insegna a bambini con limitate abilità di linguaggio ad incrementare la comunicazione, come può essere in alcuni casi con l’autismo. Questo avviene attraverso lo scambio di immagini. Dunque ogni bambino o ragazzo potrà creare il proprio “libro della comunicazione” con un insieme di immagini, foto e disegni stilizzati.
Il sistema PECS viene spesso utilizzato per strutturare le agende visive . Questo strumento permette di capire com’è strutturata la giornata, quali sono i compiti da svolgere, semplificando e scandendo i singoli momenti e le attività.
Dott.ssa Rosamaria Satriano, Dottoressa in Psicologia
Dott.ssa Marina Dei, Psicologa
[1] Chomsky N., La conoscenza del linguaggio. Natura, origine e uso, Milano, Il saggiatore, 1989.
[1] Vygotskij Lev S., Pensiero e linguaggio, Ricerche psicologiche, edizione integrale a cura di L. Mecacci, Roma-Bari, Laterza, 1990..
[1] Vygotskij Lev S., Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori, Firenze, Giunti editore, 2009.
[1] Rizzolatti G., Gnoli A., In te mi specchio. Per una scienza dell’empatia, Milano, Biblioteca universale Rizzoli, 2018.
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