Oltre la demenza: cos’è la memoria e come funziona
Neurofisiologia della memoria
La memoria può essere definita come la capacità della mente di conservare e richiamare alla coscienza elementi ed esperienze del passato, permettendo in questo modo all’individuo di mantenere traccia di sé. Essa può essere paragonata a un grande archivio a cui l’individuo attinge per affrontare situazioni di vita presenti e future. Il primo approccio teorico allo studio della memoria può essere fatto risalire al diciannovesimo secolo. Da allora, molti modelli sono stati proposti per spiegare come si forma e come funziona la memoria.
Vediamo quali
In linea generale, possiamo distinguere tre tipi di memoria:
- sensoriale, che conserva per circa 1 secondo informazioni (visive, uditive, tattili, etc.) provenienti dal mondo esterno e percepite attraverso i sensi;
- a breve termine (o memoria di lavoro), che trattiene per un breve periodo (circa 10 secondi) poche informazioni (mediamente 7 numeri o fonemi);
- a lungo termine, che persiste potenzialmente per tutta la vita ed ha una capacità illimitata.
La memoria a lungo termine può essere suddivisa, a sua volta, in memoria esplicita o dichiarativa e memoria implicita o procedurale.
In particolare
La memoria esplicita riguarda fatti ed episodi vissuti. Essa comprende una memoria episodica, riguardante diversi aspetti di un evento o accadimento specifico (chi era presente o coinvolto? Dove? Quando?), e una memoria semantica. Quest’ultima si riferisce a concetti, conoscenze e nozioni acquisiti nel corso della nostra esperienza di vita (ad esempio, “i cani sono mammiferi”) e a informazioni legate alla nostra vita personale (ad esempio, “sono nato il 15 marzo”).
La memoria implicita, rispetto alla memoria esplicita, non richiede la coscienza per essere registrata o richiamata e riguarda le capacità motorie e i comportamenti appresi.
Generalmente, la memoria esplicita si forma più facilmente di quella implicita (memorizzare la data del proprio compleanno richiede meno tempo che imparare ad andare in bici), ma quest’ultima dura più a lungo.
Dove è localizzata la memoria?
La scoperta, nella seconda metà dell’800, che alcune funzioni (come il linguaggio) avessero una localizzazione specifica nel cervello ha portato a chiedersi se vi fossero anche aree dedicate specificamente alla memoria. Per quelle che sono le conoscenze attuali, non è possibile individuare un’unica area encefalica preposta alla memoria. Piuttosto, diverse aree del cervello presiedono a diversi tipi di memoria.
- la memoria dichiarativa viene principalmente controllata dalla corteccia cerebrale, in particolare quella temporale, e da alcune strutture del diencefalo (ippocampo, subicolo, corteccia entorinale).
- la memoria procedurale implica strutture sottocorticali (tra cui gangli della base e cervelletto).
Inoltre, i lobi frontali sono coinvolti nell’organizzazione della memoria a breve termine. Invece i lobi parietali e occipitali sono coinvolti nell’elaborazione di informazioni sensitive e visive, rispettivamente.
Le conoscenze in quest’ambito sono in continua evoluzione, grazie anche alla possibilità di studiare in vivo le funzioni dell’encefalo, tramite tecniche avanzate di risonanza magnetica nucleare.
Basi molecolari della memoria
La memoria, in maniera analoga all’apprendimento, può verificarsi grazie alla plasticità del sistema nervoso, cioè la capacità di modificare alcuni suoi aspetti anatomici e funzionali in risposta a cambiamenti dell’intensità dell’attività neuronale. In particolare, un meccanismo che è stato correlato alla formazione della memoria è il potenziamento a lungo termine (long term potentiation, LTP) in sinapsi già esistenti. Esso è conseguente alla ripetizione di stimoli in una sinapsi e può condurre all’aumento della forza della connessione sinaptica (ovvero la connessione tra due neuroni).
Infine, un ruolo importante nel consolidamento della memoria sembra essere giocato dal sonno e dalle emozioni.
Dott.ssa Giulia D’Alvano (Dottoressa in Medicina e Chirurgia)
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