Nuovi approcci terapeutici nel trattamento della demenza: la stimolazione cerebrale non invasiva
La demenza è una patologia eterogenea e con un forte impatto socio-economico. Le persone con questa malattia neurodegenerativa presentano una serie di sintomi cognitivi e neuropsicologici, sui quali oggi si interviene utilizzando combinazioni di trattamenti farmacologici e non farmacologici, il più delle volte personalizzate. Non sempre, però, queste sono efficaci. La ricerca di nuovi approcci terapeutici da utilizzare nel trattamento della demenza è in continua evoluzione e, per questo motivo, negli ultimi anni un’area verso la quale si è mostrato un interesse crescente è la stimolazione cerebrale non invasiva.
La stimolazione cerebrale non invasiva è una tecnica neurofisiologica che permette di indurre cambiamenti dell’attività neuronale spontanea della corteccia cerebrale. Ciò avviene con meccanismi che facilitano o inibiscono il passaggio di corrente elettrica. In particolare, ci sono due approcci maggiormente indagati. Essi sono:
- Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS);
- Stimolazione Transcranica a Corrente Continua (tDCS).
Vediamo il primo di questi trattamenti: la TMS
La TMS è una tecnica basata sulla modulazione della plasticità neuronale usando un campo magnetico. Esso è generato grazie al passaggio di una corrente elettrica di brevissima durata (circa 100 micro-secondi) attraverso una sonda mobile (denominata coil), posta a contatto con lo scalpo del soggetto. Il campo magnetico, a sua volta, induce un’alterazione nell’attività elettrica neuronale. I protocolli di TMS includono stimolazioni a singolo impulso e stimolazioni a impulsi ripetuti a intervalli regolari (rTMS). A seconda della frequenza utilizzata, l’effetto sull’attività neuronale è eccitatorio o inibitorio. Inoltre, la durata degli effetti della stimolazione dipende, in genere, dalla durata del protocollo. In studi preliminari, le tecniche di TMS, in particolare la rTMS, hanno dimostrato effetti benefici sulle abilità cognitive dei soggetti stimolati, sia in caso di demenza che di disturbo neurocognitivo lieve. Inoltre, è stata evidenziata una certa efficacia anche nei confronti dei disturbi comportamentali e psicologici correlati alla demenza.
Allo stesso tempo si tratta di una tecnica abbastanza sicura. Infatti l’effetto collaterale più frequentemente riportato è un dolore transitorio nella zona di applicazione del coil. Tuttavia, non può essere utilizzata in soggetti con impianti metallici nella zona di stimolazione. Infine, la TMS si associa a un basso rischio di convulsioni (<1%).
Stimolazione transcranica a corrente continua: la tDCS
Un’altra tecnica non invasiva è la tDCS. Essa consiste nell’erogazione di una debolissima corrente elettrica (circa 1-2 mA, centinaia di volte inferiore all’intensità di corrente che viene erogata, ad esempio, da un trasformatore carica-cellulari). L’erogazione avviene attraverso due elettrodi, simili a cerotti, applicati sullo scalpo, su una zona circoscritta della corteccia cerebrale. L’effetto di questa corrente non è di stimolare l’attività neuronale (è troppo debole per farlo), ma piuttosto di modulare l’attività di scarica spontanea dei neuroni durante i processi fisiologici. Anche questa tecnica ha dimostrato potenziali benefici sull’attenzione e sulla memoria di lavoro, oltre che sull’umore. Come per la TMS, gli effetti avversi descritti sono pochi e lievi, includendo affaticamento e formicolio e prurito leggeri sotto gli elettrodi.
Entrambe le tecniche, quindi, sembrano essere approcci terapeutici promettenti nel trattamento della demenza, soprattutto quando utilizzate in associazione a training di stimolazione cognitiva. Ulteriori ricerche sono comunque necessarie per definire con maggiore certezza i loro effetti benefici e avversi.
Dott.ssa Giulia D’Alvano (Dottoressa in Medicina e Chirurgia)
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