Autismo e comunicazione: i comportamenti definiti”problema”
Il comportamento può essere definito come il modo in cui un individuo interagisce con l’ambiente esterno. In poche parole, tutto ciò che una persona pensa, dice oppure fa. Nella vita di tutti i giorni, mettiamo in atto una serie di comportamenti per raggiungere un determinato obiettivo come comunicare qualcosa, evitare certe situazioni, poter soddisfare un nostro bisogno. Nell’Autismo, spesso si parla di comportamenti definiti “problema” perché, sebbene anche essi permettano di raggiungere un determinato scopo, possono rilevarsi dannosi e disfunzionali.
I genitori possono ritrovarsi in situazioni che li mettono a dura prova, sentirsi frustrati, non capire bene come comportarsi e cosa fare per poter gestirli al meglio. Infatti, i comportamenti problema rappresentano uno dei motivi principali per cui molte famiglie richiedano maggiormente aiuto.
Cosa sono i comportamenti problema?
Per comportamenti problema si intendono tutti quei comportamenti che per frequenza, durata e intensità possono ostacolare l’apprendimento di nuove abilità e lo sviluppo di un individuo. Inoltre questi possono limitare gravemente l’inserimento nei diversi contesti di vita e mettere in pericolo la sicurezza della persona stessa, dell’altro o dell’ambiente circostante. In generale, si tratta di comportamenti che compromettono la qualità di vita del bambino o ragazzo e di coloro con cui si relaziona.
Ad esempio, per quanto strano, un bambino che di tanto in tanto rimanga a guardare le ruote di una macchinina che girano, non rappresenta un problema. Può diventarlo se il bambino trascorra tutto il tempo in questo modo e metta in atto delle crisi qualora non possa farlo.
Facciamo qualche esempio
Nell’autismo, i comportamenti problema più frequenti sono:
- Stereotipie motorie
Rappresentate da movimenti del corpo ripetuti continuamente nel corso del tempo e messi in atto senza un particolare scopo. Ad esempio, il bambino o ragazzo con Autismo potrebbe dondolarsi, girare su stessi, agitare le mani (“sfarfallare”).
- Ecolalia
Consiste nella ripetizione meccanica di suoni, parole o frasi ascoltate, come un eco. L’espressione può provenire da una persona presente nel contesto oppure da una fonte diversa come la tv. Oppure la radio, può essere ripetuta immediatamente dopo averla ascoltata oppure in differita. Ad esempio, il bambino o ragazzo con Autismo potrebbe ripetere espressioni di film e cartoni animati come il verso di un famoso personaggio.
- Comportamenti compulsivi e ritualistici
Consistono in azioni ripetitive basate su regole rigide. Se infrante, potrebbe generarsi una forte crisi e l’individuo sentirsi obbligato a ripetere nuovamente l’azione. Ad esempio, il bambino o ragazzo con Autismo potrebbe avere la tendenza a disporre gli oggetti in fila oppure chiudere le porte delle diverse stanze.
- tutte le manifestazioni legate alle crisi di rabbia, l’atteggiamento oppositivo in cui si rifiuta qualunque richiesta, fino ad arrivare ai comportamenti aggressivi diretti verso gli altri e l’ambiente esterno (eterodiretti) oppure verso sé stessi (autodiretti).
Ad esempio, il bambino o ragazzo con Autismo potrebbe urlare, buttarsi a terra, lanciare oggetti, dare calci, schiaffi o pugni, battere la testa su qualche superficie, sputare, cercare di mordere o graffiare sé stesso oppure l’altro.
In particolare, i comportamenti auto ed etero aggressivi rappresentano una delle modalità più difficile da gestire e che richiede un intervento immediato da parte della rete socio-sanitaria di riferimento. Infatti sono estremamente pericolosi per il bambino o ragazzo stesso ma anche per tutti coloro che gli ruotano intorno (familiari, insegnanti, compagni di classe).
Perché si mettono in atto?
Spesso, i bambini e ragazzi con Autismo hanno difficoltà nel comunicare e si esprimono attraverso il proprio comportamento. Generalmente i comportamenti problema tendono a diminuire con lo sviluppo e il miglioramento della capacità di linguaggio e delle abilità di comunicazione. Cambiamenti nella routine quotidiana o nelle abitudini personali, malesseri fisici possono innescare comportamenti problema ma, in altri casi, essi si mantengono nel tempo perché svolgono una determinata funzione.
In particolare, i comportamenti problema possono essere messi in atto dal bambino o ragazzo con autismo per:
- Ottenere attenzione
In questo caso, spesso i comportamenti problema aumentano in presenza di altre persone oppure quando i genitori e/o familiari sono impegnati in altre attività come una conversazione al telefono oppure durante le faccende domestiche. I bambini o ragazzi con Autismo potrebbero comportarsi in modo disfunzionale per provocare nell’altro una reazione come avvicinamento, sguardo oppure contatto fisico per cercare di calmarli. È fondamentale tener a mente che anche un rimprovero è un modo per dare attenzione.
- Ottenere oggetti e/o attività
Ad esempio, I bambini o ragazzi con Autismo potrebbero strappare da mano i giocattoli che desiderano, avere crisi di rabbia quando non gli viene concesso qualcosa. Oppure spingere gli altri per ottenere l’accesso a giochi che più preferiscono (Accesso al Tangibile).
E ancora…
- Evitamento e/o Fuga
In questo caso, i comportamenti problema sono legati ad una condizione vissuta come spiacevole oppure difficile dall’individuo stesso. Per cui tenderà a mettere in atto una serie di comportamenti pur di interromperla oppure ad allontanarsi fisicamente. Ad esempio, i bambini o ragazzi con Autismo potrebbero distogliere lo sguardo, tapparsi le orecchie durante un determinato compito oppure allontanarsi direttamente.
- Stimolazione Sensoriale
definita anche come “autostimolazioni”. Si tratta di comportamenti messi in atto per ottenere piacere e non per provocare una reazione negli altri. Ad esempio, i bambini o ragazzi con Autismo potrebbero portare tutto alla bocca, rimanere a guardare gli oggetti da diverse prospettive, dondolarsi, camminare in punta di piedi.
Cosa fare?
Generalmente, i comportamenti problema non si verificano per caso e non sono legati unicamente all’autismo. Essi possono manifestarsi come sua conseguenza perché utili per raggiungere un determinato scopo ma si sviluppano e si mantengono nel tempo attraverso l’intervento da parte dell’ambiente esterno.
Ad esempio, un bambino o ragazzo con Autismo potrebbe buttarsi a terra quando gli viene tolta la palla perché incapace di dire “Voglio la palla”.
Qualora gli venga dato il giocattolo, imparerà che buttandosi a terra riesce ad ottenere ciò che desidera e non avvertirà il bisogno di comunicare in modo diverso.
Pertanto, è fondamentale osservare il contesto in cui si verifica il comportamento e soprattutto osservare ciò che precede il comportamento e ciò che succede dopo, per capire il motivo per cui venga emesso.
È possibile, infatti, modificare questi comportamenti modificando proprio l’ambiente esterno.
A chi rivolgersi?
I comportamenti problema impiegano del tempo per svilupparsi e mantenersi stabili.
Per evitare che essi diventino man mano sempre più frequenti e intesi, è fondamentale intervenire tempestivamente, rivolgendosi alla propria rete socio-sanitaria di riferimento.
Insieme potrete lavorare su come gestire al meglio questi comportamenti, in particolare su quali strategie utilizzare ed eventualmente su quali comportamenti alternativi proporre.
Dott.ssa Rosamaria Satriano, Dottoressa in Psicologia
Dott.ssa Marina Dei, Psicologa
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