giovedì, Novembre 21, 2024
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Autismo e genere: esiste davvero una predominanza maschile su quella femminile?

Il Disturbo dello Spettro Autistico è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da difficoltà nell’interazione e comunicazione socialecomportamenti ripetitivi e interessi ristretti presenti sin dalla prima infanzia. In generale, si tratta di un disturbo molto eterogeneo perché difficilmente un bambino o ragazzo con Autismo sarà uguale ad un altro. Secondo quanto riportato da studi epidemiologici, questa condizione viene diagnosticata più frequentemente nei maschi rispetto alle femmine, con un rapporto di 4 a 1 (Fombonne, 20091). Già i primi studi condotti sull’Autismo hanno sottolineato la predominanza del genere maschile:

 lo studio di Leo Kanner (19432) che per primo ha descritto i “Disturbi autistici del contatto affettivo” comprendeva 11 casi, di cui 8 maschi. Allo stesso modo, anche Hans Asperger (19443) che ha identificato per primo la Sindrome di Asperger aveva descritto 4 casi “tipici” tutti maschili.

Perché l’Autismo è più diffuso tra i maschi?

Secondo quanto riportato da uno studio condotto da Lai e colleghi del 20154, sono state formulate differenti possibili ipotesi per spiegare la predominanza del genere maschile nell’Autismo, di cui ognuna legata a fattori diversi:

  • Fattori Biologici. Secondo l’ipotesi dell’“effetto protettivo femminile” (FPE), le donne sarebbero meno vulnerabili ai fattori di rischio legati all’Autismo a causa di meccanismi protettivi innati.

Considerando lo stesso livello di gravità, infatti, sembrerebbe che le donne con Autismo presentino un maggior numero di mutazioni genetiche rispetto ai maschi legate a grandi eliminazioni o duplicazioni di tratti di DNA. Inoltre, anche bassi livelli di testosterone presente prima e al momento della nascita potrebbero svolgere un ruolo protettivo nel genere femminile.

  • Fattori Diagnostici. Sebbene la disparità di genere possa essere legata a fattori genetici e/o ormonali, è possibile che il Disturbo dello Spettro Autistico sia semplicemente meno diagnosticato nelle femmine rispetto ai maschi perché i sintomi tipici potrebbero manifestarsi in modo differente tra i diversi generi.
Quali sono le differenze tra maschi e femmine nell’Autismo?

Secondo quanto riportato da Lai e colleghi nel 20154, nelle donne si verificherebbero meno comportamenti ripetitivi rispetto agli uomini, soprattutto durante il periodo dell’adolescenza. Inoltre, secondo gli autori, le donne tenderebbero maggiormente a sviluppare delle strategie compensatorie in ambito sociale,camuffandosi” e imitando gli altri nelle interazioni sociali. Ad esempio imitandone il linguaggio e i movimenti.

Pertanto, è possibile che nelle donne si contino meno casi non perché il Disturbo dello Spettro Autistico colpisca più frequentemente gli uomini, ma perché è più difficile riconoscere questa condizione nelle femmine in base a criteri diagnostici definiti sui primi casi descritti (tutti maschili) e in base alle aspettative sociali. Ad esempio, i genitori potrebbero interpretare le difficoltà sociali della propria figlia semplicemente come “essere timida” (stereotipo femminile).

Non è raro, infatti, che le donne con Autismo siano “riconosciute” più tardivamente rispetto agli uomini (spesso quando le difficoltà comportamentali diventano più severe ed evidenti). Oppure ricevano diagnosi errate come Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), Disturbi legati al Comportamento Alimentare come l’Anoressia (invece di selettività alimentare).

È necessaria una maggiore conoscenza

In generale, la maggior parte delle ricerche legate all’Autismo è stata condotta con campioni prevalentemente maschili e non è ancora chiaro se la predominanza maschile rifletta una prevalenza reale del disturbo oppure i problemi sopra riportati. Ancora oggi, infatti, sono pochi gli studi che hanno affrontato le differenze di genere (Lai et al., 2015)4 , tentando di chiarire in cosa maschi e femmine colpiti siano simili o differenti.

Si tratta di informazioni fondamentali per diagnosticare precocemente e correttamente questa condizione, per comprendere come cambiano i sintomi nel corso del tempo e per poter programmare adeguatamente eventuali interventi e potenziali obiettivi, soprattutto nel caso di donne.

Agire tempestivamente, e in maniera adeguata, significa poter migliorare nettamente la qualità di vita non solo della persona ma anche di tutta la famiglia coinvolta. Pertanto, è necessaria una maggiore conoscenza su questo fenomeno ma soprattutto una maggiore sensibilizzazione.

Dott.ssa Rosamaria Satriano, Dottoressa in Psicologia

Bibliografia
  1. Fombonne, E. (2009). Epidemiology of pervasive developmental disorders. Pediatric research, 65, 591

 

  1. Kanner, L. (1943). Autistic disturbances of affective contact. Nervous Child, 2, 217 

 

  1. Asperger, H. (1944). Die “Autistischen Psychopathen”. Kindersalter, 117, 76 – 136. Tradotto da Frith, U. (1991). Autism and Asperger. Cambridge University Press.

 

  1. Lai, M.C., Lombardo, M. V., Auyeung, B., Chakrabarti, B., & Baron-Cohen, S. (2015). Sex/gender differences and autism: Setting the scene for future research. Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, 54, 11 – 24. 


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