giovedì, Novembre 21, 2024
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Autismo e Pet Therapy: l’efficacia degli interventi assistiti con gli animali

Ognuno di noi ha sperimentato l’amore incondizionato di un animale, almeno una volta nella vita. Giocare insieme, coccolarlo e prendersi cura di lui aiutano ad alleviare la tensione e lo stress. Inoltre fa riaffiorare vecchi ricordi ed accresce il senso di autostima. In generale, entrare in relazione con un animale permette di promuovere il senso di benessere. Negli ultimi decenni, con la Pet Therapy si è diffusa l’idea che la relazione uomo-animale possa essere alla base di interventi riabilitativi, educativi e terapeutici per tutti coloro che vivono situazioni come l’Autismo o anziani ospitati in centri residenziali.

Che cos’è la Pet Therapy?

La Pet Therapy è una tipologia di intervento realizzato con l’ausilio degli animali. Questo intervento è nato nel 1953 con lo psichiatra americano Boris Levinson per pura casualità: quando un bambino con Autismo si è lasciato avvicinare ed ha iniziato a giocare con il cane del medico presente nello studio. Nonostante gli innumerevoli tentativi precedenti di Levinson nel creare una minima relazione, il bambino era stato così contento da verbalizzare l’intenzione di voler giocare ancora con il cocker. Da quel momento in poi, infatti, divenne sempre presente agli incontri con il piccolo. 

Sebbene Pet Therapy sia diventato un termine di uso comune e di facile comprensione, è ormai generico e vago. Come riportato dalle linee guida del Ministero della Salute pubblicate nel 2015, in Italia oggi si parla di Interventi Assistiti con gli Animali (IAA). Perché questa pratica non è utilizzata soltanto in ambito terapeutico ma anche in ambito ludico ed educativo a seconda degli scopi da raggiungere.

Quali sono gli interventi?
  • Attività assistita con gli animali (AAA).  Comprende attività di tipo ludico-ricreativo. Esse sono realizzate per migliorare la qualità di vita e il senso di benessere della persona e sono alla base delle TAA (Terapia Assistita con gli Animali) ed EAA (Educazione Assistita con gli animali). Ad esempio, coccolare un cane;
  • Educazione assistita con gli animali (EAA). L’EEA rappresenta un intervento educativo per sviluppare e sostenere le risorse e le potenzialità della persona, imparando a prendersi cura dell’altro. In poche parole, l’animale diventa un mediatore per lo sviluppo delle capacità potenziali dell’individuo;
  • Terapia assistita con gli animali (TAA). Essa è finalizzata alla cura e il trattamento di disturbi con lo scopo di migliorare le condizioni fisiche, cognitive, emotive e sociali della persona. Solitamente, si tratta di co-terapie che non sostituiscono ma che supportano e amplificano gli interventi già seguiti dall’utente.
Interventi personalizzati

In generale, in questi interventi tutto è programmato, personalizzato in base alle esigenze della persona. Inoltre è previsto il coinvolgimento di un’equipe multidisciplinare. Si sceglie con cura l’animale, il numero di incontri, la durata, gli obiettivi da raggiungere. Man mano poi si valuta l’andamento delle sedute, osservando come reagisce l’altro alla presenza dell’animale. Inoltre, tutte queste tipologie di intervento sono utilizzate in diversi luoghi come: ospedali, scuole, case di riposo, centri di riabilitazione e centri diurni. Sono rivolte a diverse fasce d’età e, come accennato in precedenza, a differenti tipologie di problematiche. 

Ad esempio, patologie cardiopatiche, Disturbi Psichiatrici come Depressione, Disturbi d’Ansia e Schizofrenia, Demenze come l’Alzheimer, oppure Disturbi del neurosviluppo come i Disturbi dell’Apprendimento (DSA) e Autismo.

Quali sono i benefici della Pet Therapy sull’Autismo?

Secondo una review di O’ Haire del 20131 che ha analizzato ben 14 studi condotti su persone con Autismo dai 3 ai 17 anni, gli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) rappresentano uno strumento funzionale. È stato osservato che questi interventi:

  • promuovono il senso di benessere e diminuiscono lo stress, con maggiori espressioni emotive legate alla felicità come sorrisi.

In poche parole, questi interventi favoriscono la socializzazione e migliorano complessivamente la qualità di vita. Con la pet therapy, bambini e adolescenti con Autismo non imparerebbero a socializzare, ma diventerebbero semplicemente più motivati nel cercare e rispondere all’altro e attraverso interazioni verbali e non verbali più frequenti e durature. Ad esempio, un bambino con Autismo potrebbe imparare a contare fino a tre perché motivato a dare il via a giochi con un cane.

Perché la Pet Therapy funziona nell’autismo?

Gli animali coinvolti in questi interventi sono definiti come catalizzatori sociali”: essi infatti facilitano l’interazione sociale, stimolano “il voler comunicare con l’altro” attraverso il loro linguaggio non verbale e contrastano il senso di isolamento.

Agli occhi di un bambino o ragazzo con Autismo, infatti, questi animali:

  • hanno comportamenti semplici, facilmente prevedibili dato che sono ripetuti spesso nel tempo e non richiedono l’interpretazione del linguaggio verbale. Ad esempio, lanciare una pallina ad un cane è un gioco semplice che prevede sempre le stesse azioni (lancio, trovare e recuperare la pallina);
  • rappresentano un potente Stimolo multisensoriale. Ogni specie è caratterizzata da un odore, un verso, una cute caratteristici e facilmente riconoscibili nonostante eventuali disturbi legati alla percezione;
  • sono di per sé propensi al contatto con l’altro e alla socievolezza. In particolare, gli animali coinvolti appartengono a specie in grado di “rompere il ghiaccio” e instaurare relazioni sociali con l’uomo come cani, cavalli e asini.

Pertanto, essi rappresentano un ponte per imparare ad interpretare il comportamento più sottile dell’essere umano.

Adottare un animale è Pet Therapy? Sfatare un falso mito!

È importante sottolineare che la Pet Therapy non si riferisce all’adozione di un animale domestico, anche se questo può comunque determinare effetti positivi sul benessere psicofisico.

Fare Pet Therapy, infatti, non vuol dire semplicemente vivere con un animale, ma è un intervento molto più complesso in cui si crea una relazione particolare tra la persona e l’animale sempre mediata e supervisionata da professionisti. Ciò che funziona non è l’animale di per sé ma tutto il contesto relazionale. Inoltre, tutti gli animali coinvolti in questa tipologia di intervento sono stati “preparati” nel corso degli anni attraverso uno specifico percorso educativo e di addestramento. Per acquisire competenze necessarie come essere incentivati alla prosocialità e collaborazione, al fine del quale sono stati definiti come idonei.

Ad esempio, alcune razze di cane come i Retriever (Labrador, Golden) sono già predisposte alla socievolezza e al contatto con l’altro. Questo perché caratterizzati da una spiccata motivazione a collaborare e una finestra di intimità ampia (gli estranei considerati come amichevoli e non come pericolo). Nel caso dell’Autismo, un bambino o ragazzo potrebbe avere delle “crisi improvvise” ed è importante che l’animale non reagisca male, iniziando ad abbaiare oppure allontanandosi. Per queste ragioni, se si sceglie un intervento assistito con gli animali oppure anche l’adozione di un animale, è fondamentale contattare un esperto come un medico veterinario competente in IAA e Comportamento. In ogni caso, un animale sarà sempre un fedele compagno nella relazione!

Dott.ssa Rosamaria Satriano, Psicologa

Bibliografia
  1. O’ Haire, M. E. (2013). Animal-assisted intervention for autism spectrum disorder: a systematic literature review. Journal of Autism and Developmental Disorders, 43, 1606 – 1622.

Altri riferimenti

Interventi assistiti con gli animali (I.A.A.) Linee Guida (2015).


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