giovedì, Novembre 21, 2024
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Autismo: strumenti di comunicazione alternativi al linguaggio vocale

Nell’articolo precedente abbiamo visto come dal deficit della comunicazione possano derivare i comportamenti problema messi in atto dal bambino con autismo; se lo studente non è in grado di ripetere suoni o parole su richiesta né le pronuncia spontaneamente, è fondamentale insegnargli ad utilizzare strumenti di comunicazione che siano alternativi al linguaggio vocale.

Si può decidere di inserire uno strumento di comunicazione alternativo anche quando il bambino riesce a ripetere suoni e parole, ma il linguaggio vocale rappresenta per lui uno sforzo significativo.

Lo strumento di comunicazione, infatti, deve essere:

  • semplice
  • fruibile
  • costantemente disponibile
  • adatto alle esigenze
  • scelto in base alle caratteristiche del bambino.

I più importanti strumenti di comunicazione alternativi insegnati ai bambini con autismo sono:

  • il pointing, spesso insegnato come prima forma di comunicazione negli interventi precoci;
  • le PECS, ovvero figure che il bambino scambia per ottenere l’oggetto o l’attività desiderata;
  • il comunicatore, che consente al bambino di selezionare l’oggetto o l’attività desiderata su un tablet;
  • i segni, che permettono a uno studente non vocale di comunicare attraverso i gesti.

Facciamo degli esempi.

Lo studente desidera giocare con la palla.

Se gli sto insegnando il pointing, lo aiuterò a puntare la palla con il dito indice per richiederla.

Gli insegnerò a sfogliare il “libro della comunicazione”, individuare l’immagine della palla e consegnarmela, se stiamo utilizzando le PECS.

Se stiamo utilizzando il comunicatore, gli insegnerò a selezionare l’immagine della palla e consegnarmi il tablet.

Gli insegnerò un gesto specifico per “palla”, se stiamo utilizzando i segni.

Tutti questi strumenti, in quanto forme di comunicazione, presuppongono un’interazione e uno scambio con l’altro e coinvolgono sempre il linguaggio vocale e la sua stimolazione.

Inoltre, le PECS, il comunicatore e i segni possono consentire l’apprendimento di linguaggi complessi: il bambino può imparare a costruire frasi, nonché ad esprimere i propri stati emotivi.

Come individuare lo strumento di comunicazione adatto

Nell’interesse dei bambini con autismo, la scelta degli strumenti alternativi di comunicazione non deve essere rigida; bisogna individuare lo strumento che per lo studente sia più semplice da utilizzare, considerando le sue caratteristiche e abilità.

Una critica spesso avanzata verso i segni è che essi non sono comprensibili per tutti; noi crediamo, però, fermamente, che debba essere il contesto ad adattarsi al bambino e non viceversa: i familiari, gli insegnanti, i compagni di classe possono imparare a comprendere i segni del bimbo nello spettro.

Il focus è necessariamente sul bambino che dovrà utilizzare quello strumento. Per esempio, per un bambino con scarse abilità fino-motorie o che non tollera l’aiuto fisico può essere difficile imparare i segni; o ancora, se lo studente ha difficoltà nell’utilizzare e nel riconoscere figure 2D l’introduzione delle PECS potrebbe non essere indicata.

Nella pratica clinica, cerchiamo di tenere sempre a mente e ribadiamo sempre ai genitori che:

  • Introdurre uno strumento di comunicazione alternativo non significa abbandonare il lavoro e la stimolazione del linguaggio vocale;
  • Lo strumento di comunicazione alternativo può rappresentare un “ponte” verso il linguaggio vocale, così come il bambino potrà utilizzare lo strumento alternativo per tutta la vita;
  • Crescendo, lo studente potrà utilizzare uno strumento di comunicazione misto, adattato alle sue esigenze, che includa, per esempio, segni e parole.

La cosa più importante è che “funzioni”, che sia efficace e funzionale e che lo studente sia messo nelle condizioni di utilizzare il suo personale strumento di comunicazione.

Dott.ssa Maria Antignano, Psicologa e Analista del comportamento BCBA

Dott.ssa Olimpia Riccio, Psicologa e Terapista ABA


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