Autismo e abilità sociali: il social skills training e progetti attivi a Napoli
Nell’articolo precedente abbiamo descritto le abilità sociali e alcune difficoltà che le persone con autismo incontrano nella relazione con l’altro e nell’adattamento al contesto sociale. Le social skills, però, possono essere insegnate e allenate, favorendo così l’inclusione sociale di chi ha difficoltà nel relazionarsi con gli altri. Esistono, infatti, diversi programmi di attività che promuovono lo sviluppo delle abilità sociali in gruppo, per favorire l’inclusione sociale dei ragazzi con autismo: ad esempio il nostro progetto Social Skills, che si svolge in provincia di Napoli.
Vediamo, nel dettaglio come si possono insegnare le abilità sociali, o social skills.
Il social skills training
Il social skills training è un intervento altamente strutturato, programmato per i ragazzi con autismo “ad alto funzionamento”. Le abilità sociali sono scomposte in più livelli e vengono utilizzate regole fisse e precise. Il training nasce per insegnare o migliorare le abilità necessarie per affrontare la vita quotidiana con le altre persone.
Due elementi sono fondamentali:
- Il contesto di gruppo: si apprendono le basi della socialità attraverso il confronto, scoprendo opinioni uguali o differenti dalla propria, osservando gli altri, soffermandosi sulle conseguenze del comportamento proprio o altrui.
- La generalizzazione: quello che viene trattato e acquisito durante il training va supportato nelle relazioni interpersonali che si instaurano nel gruppo, al di fuori delle sedute; è importante, quindi, anche l’aiuto di familiari e terapisti.
Il social skills training è condotto sulla base di un programma, che definisce gli obiettivi prioritari per il gruppo e le abilità da proporre per raggiungerli; un’abilità si considera acquisita quando tutti i partecipanti la mettono in atto senza aiuto da parte dei terapisti.
La strutturazione delle sedute
Da noi alla Tam, le sessioni di training, per i ragazzi con autismo, sulle abilità sociali hanno luogo una volta a settimana e ogni sessione dura un’ora. Propedeutici alla definizione della programmazione sono: la valutazione delle abilità sociali di ogni partecipante, la valutazione delle preferenze di ogni ragazzo e il suo “funzionamento” all’interno del gruppo. Si cerca di creare un gruppo che sia quanto più omogeneo possibile per età e funzionamento, appunto.
La sessione di training comincia e finisce con la condivisione di un’attività di gioco, per creare un ambiente di lavoro rilassato e motivante e per facilitare l’interazione tra i partecipanti.
La parte centrale della seduta è dedicata al training vero e proprio; ogni abilità viene scomposta nelle sue singole componenti e insegnata, attraverso: role-play, prompting (aiuto), rinforzo (feedback positivo), ripetizione, generalizzazione.
Alcuni esempi pratici
Per esempio, un’abilità apparentemente banale, ma che invece è caratterizzata da una forte variabilità, è il saluto. Salutare una persona assume una forma e un valore diverso a seconda del contesto, del momento e della relazione tra le persone che si stanno salutando.
Per alcune persone nello spettro il contatto fisico può essere fonte di disagio, per cui preferiscono evitare di stringere la mano, baciare, abbracciare l’altra persona; l’altro potrebbe interpretare questo comportamento come “maleducazione” o “distanza”. In questo caso il training si può focalizzare sulla condivisione e sull’espressione del proprio disagio, così da spiegarlo all’altro e non essere “fraintesi”.
Altre persone con autismo, invece, possono avere la difficoltà opposta, e baciare e abbracciare chiunque incontrano, in maniera indiscriminata; ciò può essere inopportuno e non gradito. In questo caso il training si può focalizzare sull’interpretazione del contesto e l’adattamento del comportamento ad esso.
Dal piccolo gruppo alle esperienze nella vita quotidiana
Quindi, attraverso il role-play si possono inscenare diverse tipologie di saluto: familiare, formale, amicale, lavorativo. Si cerca, almeno una volta al mese, di generalizzare gli apprendimenti attraverso esperienze al di fuori della sessione; in questo caso, per esempio, incontrando e salutando una persona in un contesto diverso dal solito.
Visita la pagina dedicata al nostro progetto Social Skills attivo a Napoli per maggiori informazioni sul nostro programma di insegnamento delle abilità sociali dedicato ai ragazzi con autismo.
Dott.ssa Maria Antignano, Psicologa e Analista del comportamento BCBA
Bibliografia: Manuale di social skills training di Castaldo et al., Ed. Edra
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