Essere inclusivi parlando di disabilità: quali parole usare o evitare
Nell’articolo precedente abbiamo parlato di come essere inclusivi quando parliamo di disabilità, oggi vedremo insieme le parole da usare o evitare.
Molto spesso, quando parliamo di disabilità, può capitare di non sapere bene come esprimersi per non essere offensivi. Per questo incorriamo in errori dovuti al fatto che non siamo consapevoli che determinate parole possano ferire qualcuno o perché non sappiamo che, anche a livello medico, sono fuori uso. Possiamo però far entrare nel nostro linguaggio quotidiano terminologie che abbracciano e fanno convivere le differenze di cui si nutre la nostra società.
Abbiamo pensato così di riportarvi un glossario di parole che sono cadute in disuso e che potrebbero essere offensive per la persona che vive una disabilità, cercando di individuare anche un modo di dire sostitutivo e più inclusivo. Vediamole insieme!
🚫E’ sconsigliato l’utilizzo di queste parole
- Handicappato/portatore di handicap
Queste due definizioni vengono dal modello medico dove l’handicap era visto come uno svantaggio e destino inevitabile della persona con disabilità. Non a caso anche svantaggiato e persona fragile erano spesso utilizzati. Questi termini sono superati, infatti non vengono più utilizzati nell’ambito medico ed è consigliato non usarli quando ci si riferisce ad una persona con disabilità.
- Invalido
Anche invalido sarebbe meglio non utilizzarlo, termine che significa letteralmente “non-valido”, e nessuna persona dovrebbe essere identificata come non valida per le sue caratteristiche fisiche-intellettive-cognitive.
- Diversamente abile
Diversamente abile è visto come un termine scorretto perché nasce sulla base di una norma accettata (l’essere abile) e definisce le persone che si discostano da questa norma e dal sistema abile-normativo. Si consiglia di usare persona con disabilità, in quanto pone l’accento sulla persona e non su una sua caratteristica che può essere la sua disabilità.
- Normodotato
Normodotato insieme a normoabile sarebbero da evitare, in quanto termini – come quello di cui sopra – si riferiscono sempre a qualcosa di normale, in contrapposizione alla persona con disabilità che non lo sarebbe secondo una visione abilista.
- Disabile come sostantivo
Sarebbe bene evitare di utilizzare disabile come sostantivo. In questo modo si confonde una caratteristica con la persona, riducendola unicamente alla sua disabilità. Come abbiamo ripetuto, il termine più corretto da utilizzare in tutti questi casi è sempre persone con disabilità.
- Costretto sulla carrozzina e affetto da/vittima di
Impariamo a non usare termini quali costretto sulla carrozzina, che rimandano a una concezione negativa della disabilità e degli ausili/tecnologie usati dalle persone per muoversi nel mondo e la dicitura affetto da/vittima di. È fondamentale ricordarsi che la disabilità non affligge, non è negativa e la semantica deve essere sempre neutra. Inoltre se la comunità intorno guarda alle difficoltà di una persona con un’accezione negativa, come potremmo sperare di trasmettere la nostra visione inclusiva?
I termini che possiamo utilizzare sono carrozzina, sedia a ruote o sedia a rotelle. La carrozzella è lo strumento trainato dai cavalli.
- Persone disabili
Persone disabili (disabled people) invece si riferisce al identity-first language, ed è utilizzato soprattutto dalle persone e dagli attivisti disabili per rivendicare il loro stato politico di minoranza oppressa. Elizabeth Barnes scrive che, come non si dice people with gayness (persone con omosessualità) non si dovrebbe dire neanche people with disabilities, perché la disabilità è una parte dell’essere umano esattamente come il suo orientamento sessuale, la sua identità di genere, la sua razza o la sua specie. Viene anche usato per rivendicare la parola “disabile”, spogliandola dai connotati negativi che la società le ha dato e mostrandola con orgoglio, proprio come una qualsiasi caratteristica della persona.
Cosa si può dire allora per parlare di disabilità?
In linea generale, quindi, per essere inclusivi quando parliamo di disabilità le parole da evitare le abbiamo ampiamente elencante, mentre quelle da usare sono persone con disabilità (come scritto nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità) e persone disabili (se si vuole porre l’accento sul significato di minoranza oppressa).
Per una comunicazione inclusiva sarebbe preferibile non utilizzare le parole sopraelencate perché potrebbero risultare offensivi e non rispecchiano la realtà. Sono parole che contribuiscono ad alimentare stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità, che sono prima di tutto persone. Non bisogna confondere la disabilità con la persona né dare priorità ad essa. E’ sicuramente una parte della persona, ma non è l’unica e non è quella maggiormente caratterizzante. Bisogna fare un grande lavoro su noi stessi, imparare a decostruire alcune narrazioni che vedono la persona con disabilità come una vittima.
In conclusione, per non di sbagliare ed essere inclusivi, come ci dice Sofia Righetti – attivista per i diritti delle donne con disabilità, degli animali e per la comunità lgbtq – basta chiedere alla persona quali sono le parole da usare.
Fabiana Boccanfuso, Staff Comunicazione TAM
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