Alimentazione: le nuove frontiere della ricerca e i cibi “Smart”
La ricerca in ambito alimentare continua a fare passi da gigante. In attesa di risultati a lungo termine, ecco alcune riflessioni sul perché i cibi “smart” (di cui tanto si sente parlare) fanno bene alla salute
In questi ultimi anni il progresso scientifico ci ha spinti verso nuovi limiti sempre più complicati da infrangere, non ultimo quello della codificazione del genoma umano, il DNA.
Mentre una parte degli scienziati si sta dedicando a come poter intervenire per poter modificare fisicamente il DNA senza creare interferenza (dovute alla ricombinazione genetica), una piccola fetta di luminari, che si occupa di alimentazione, percorre una strada parallela ma che viaggia in senso opposto, ovvero scoprire alimenti, detti “smart” che in maniera del tutto naturale vanno ad influenzare il nostro codice genetico positivamente.
Ma cosa fanno questi alimenti “smart” (tradotto dall’inglese intelligenti)?
Alcune sostanze (prevalentemente flavonoidi), presenti negli alimenti smart, vanno ad influenzare la non attivazione di alcuni geni responsabili del progressivo invecchiamento del nostro corpo, o in alternativa ad attivarne altri che promuovono l’allungamento della vita. Infatti non si invecchia solo per lo scorrere del tempo o a causa di agenti inquinanti esterni, ma si invecchia soprattutto perché in determinate condizioni si attivano questi geni, detti gerontogeni, che progressivamente portano il nostro organismo a deteriorarsi. La domanda nasce spontanea: come mai in tanti millenni di evoluzione umana non sono stati eliminati questi geni dalla selezione naturale? La risposta è tutt’altro che scontata, la prima considerazione da fare è che, come tanti altri geni, i gerontogeni hanno molteplici funzioni. In questo caso specifico oltre ad avviare il processo di invecchiamento cellulare, servono ad accelerare il metabolismo dinanzi ad un pasto ricco, funzione utilissima per gli uomini primitivi, che avevano così l’opportunità di immagazzinare riserve di energie ed essere pronti e carichi per la riproduzione. Ecco perché la natura non si è curata di eliminarli o trasformarne l’uso, fino a più di tre secoli fa difficilmente si arrivava ad un’età adeguata ad attivare la funzione dell’invecchiamento. Nell’epoca moderna, tra opulenza e aumento dell’aspettativa di vita si è osservata questa funzione secondaria dei gerontogeni, che regolando la quantità di insulina e stimolando all’assunzione di calorie, provocano un’accelerazione metabolica che comporta accumulo di tessuto adiposo e produzione di radicali liberi, i quali diffondendosi nel nostro organismo (senza adeguata protezione data dagli antiossidanti) provocano tutta una serie di patologie degenerative a scapito degli organi interni (cervello, cuore, fegato, ecc.) oltre a danni estetici.
Per fortuna alcuni alimenti “smart” o “protective” ci vengono in aiuto, tra i quali la famosa “arancia rossa di Sicilia”, che grazie ad alcune sostanze che ne determinano il colore rosso intenso-viola, le antocianine, se ingerita determina la simulazione di particolari condizioni che portano a mantenere silente uno dei geni responsabili dell’invecchiamento, ma non solo, favorisce anche la prevenzione di malattie cardio-vascolari e la sintesi di adipe, insomma un vero e proprio toccasana per la nostra salute.
Altro alimento “smart” appartenente alla nostra tradizione è la fragola. In particolare oltre a contenere due sostanze (antocianina e fisteina), che aiutano a prevenire il deterioramento programmato delle nostre cellule, hanno un altissimo contenuto di vitamina C. Questo eccezionale mix di sostanze rende la fragola un ottimo alleato contro tantissime patologie, come la perdita di memoria, l’arteriosclerosi, oltre a difenderci dai malanni tipici della mezza stagione.
Come non citare, ancora, una spezia che non fa parte della nostra tradizione culinaria, ma le sue proprietà benefiche ne stanno diffondendo l’utilizzo: la curcuma. Questa spezia, di cui se ne utilizza principalmente la polvere di colore giallo (è uno degli ingredienti del curry), proviene dall’Oriente, e viene utilizzata principalmente nelle zone dove vi è la maggiore longevità mondiale. La molecola benefica,“curcumina”, oltre a prevenire stati infiammatori e l’arteriosclerosi, riuscirebbe ad inibire i gerontogeni in particolare uno detto”Tor”, che è direttamente collegato a manifestazioni tumorali.
Quindi far entrare gli “smart food” nella nostra alimentazione non può che incrementare la nostra qualità della vita. Voglio infine sottolineare che queste ricerche sono ancora in corso d’opera e che anche se i risultati ottenuti sono notevoli, ancora devono essere confermate dal tempo e da ulteriori sperimentazioni. In ogni caso una dieta ricca di alimenti “smart” non ha controindicazioni, il futuro prossimo ci dirà precisamente quanti e quali benefici apporterà al nostro organismo, oltre a quelli già noti.
(Testo ispirato dalla lettura di E. Liotta, La dieta SmartFood, Milano, Rizzoli, 2016).
autore: Raffaello Robertiello, tecnologo alimentare
fonte: pauranka webzine