Autismo e genere: esiste davvero una predominanza maschile su quella femminile?
Il Disturbo dello Spettro Autistico è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da difficoltà nell’interazione e comunicazione sociale, comportamenti ripetitivi e interessi ristretti presenti sin dalla prima infanzia. In generale, si tratta di un disturbo molto eterogeneo perché difficilmente un bambino o ragazzo con Autismo sarà uguale ad un altro. Secondo quanto riportato da studi epidemiologici, questa condizione viene diagnosticata più frequentemente nei maschi rispetto alle femmine, con un rapporto di 4 a 1 (Fombonne, 20091). Già i primi studi condotti sull’Autismo hanno sottolineato la predominanza del genere maschile:
lo studio di Leo Kanner (19432) che per primo ha descritto i “Disturbi autistici del contatto affettivo” comprendeva 11 casi, di cui 8 maschi. Allo stesso modo, anche Hans Asperger (19443) che ha identificato per primo la Sindrome di Asperger aveva descritto 4 casi “tipici” tutti maschili.
Perché l’Autismo è più diffuso tra i maschi?
Secondo quanto riportato da uno studio condotto da Lai e colleghi del 20154, sono state formulate differenti possibili ipotesi per spiegare la predominanza del genere maschile nell’Autismo, di cui ognuna legata a fattori diversi:
- Fattori Biologici. Secondo l’ipotesi dell’“effetto protettivo femminile” (FPE), le donne sarebbero meno vulnerabili ai fattori di rischio legati all’Autismo a causa di meccanismi protettivi innati.
Considerando lo stesso livello di gravità, infatti, sembrerebbe che le donne con Autismo presentino un maggior numero di mutazioni genetiche rispetto ai maschi legate a grandi eliminazioni o duplicazioni di tratti di DNA. Inoltre, anche bassi livelli di testosterone presente prima e al momento della nascita potrebbero svolgere un ruolo protettivo nel genere femminile.
- Fattori Diagnostici. Sebbene la disparità di genere possa essere legata a fattori genetici e/o ormonali, è possibile che il Disturbo dello Spettro Autistico sia semplicemente meno diagnosticato nelle femmine rispetto ai maschi perché i sintomi tipici potrebbero manifestarsi in modo differente tra i diversi generi.
Quali sono le differenze tra maschi e femmine nell’Autismo?
Secondo quanto riportato da Lai e colleghi nel 20154, nelle donne si verificherebbero meno comportamenti ripetitivi rispetto agli uomini, soprattutto durante il periodo dell’adolescenza. Inoltre, secondo gli autori, le donne tenderebbero maggiormente a sviluppare delle strategie compensatorie in ambito sociale, “camuffandosi” e imitando gli altri nelle interazioni sociali. Ad esempio imitandone il linguaggio e i movimenti.
Pertanto, è possibile che nelle donne si contino meno casi non perché il Disturbo dello Spettro Autistico colpisca più frequentemente gli uomini, ma perché è più difficile riconoscere questa condizione nelle femmine in base a criteri diagnostici definiti sui primi casi descritti (tutti maschili) e in base alle aspettative sociali. Ad esempio, i genitori potrebbero interpretare le difficoltà sociali della propria figlia semplicemente come “essere timida” (stereotipo femminile).
Non è raro, infatti, che le donne con Autismo siano “riconosciute” più tardivamente rispetto agli uomini (spesso quando le difficoltà comportamentali diventano più severe ed evidenti). Oppure ricevano diagnosi errate come Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), Disturbi legati al Comportamento Alimentare come l’Anoressia (invece di selettività alimentare).
È necessaria una maggiore conoscenza
In generale, la maggior parte delle ricerche legate all’Autismo è stata condotta con campioni prevalentemente maschili e non è ancora chiaro se la predominanza maschile rifletta una prevalenza reale del disturbo oppure i problemi sopra riportati. Ancora oggi, infatti, sono pochi gli studi che hanno affrontato le differenze di genere (Lai et al., 2015)4 , tentando di chiarire in cosa maschi e femmine colpiti siano simili o differenti.
Si tratta di informazioni fondamentali per diagnosticare precocemente e correttamente questa condizione, per comprendere come cambiano i sintomi nel corso del tempo e per poter programmare adeguatamente eventuali interventi e potenziali obiettivi, soprattutto nel caso di donne.
Agire tempestivamente, e in maniera adeguata, significa poter migliorare nettamente la qualità di vita non solo della persona ma anche di tutta la famiglia coinvolta. Pertanto, è necessaria una maggiore conoscenza su questo fenomeno ma soprattutto una maggiore sensibilizzazione.
Dott.ssa Rosamaria Satriano, Dottoressa in Psicologia
Bibliografia
- Fombonne, E. (2009). Epidemiology of pervasive developmental disorders. Pediatric research, 65, 591
- Kanner, L. (1943). Autistic disturbances of affective contact. Nervous Child, 2, 217
- Asperger, H. (1944). Die “Autistischen Psychopathen”. Kindersalter, 117, 76 – 136. Tradotto da Frith, U. (1991). Autism and Asperger. Cambridge University Press.
- Lai, M.C., Lombardo, M. V., Auyeung, B., Chakrabarti, B., & Baron-Cohen, S. (2015). Sex/gender differences and autism: Setting the scene for future research. Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, 54, 11 – 24.
Seguici sui nostri social