domenica, Novembre 24, 2024
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Autismo: l’ABA e l’insegnamento del gioco autonomo

Insegnare il gioco autonomo

“Giocare” implica il coinvolgimento spontaneo in un’attività piacevole e insegnare il gioco autonomo a un bambino con disturbo dello spettro autistico può essere molto difficile a causa dei suoi interessi ristretti e dei comportamenti ripetitivi. Nell’articolo precedente abbiamo esplorato quali sono le difficoltà che un bambino con autismo incontra nel suo modo spontaneo di giocare: vediamo oggi insieme come un intervento terapeutico basato sull’Analisi Applicata del Comportamento (ABA) può essere d’aiuto rispetto al gioco autonomo.

A seconda delle caratteristiche del bambino, nell’intervento ABA si insegnano innanzitutto quelle che sono abilità “propedeutiche” al gioco autonomo, quali:

  • Contatto oculare
  • Abilità visuo-percettive
  • Abilità di coordinazione oculo-manuale
  • Imitazione con uso di oggetto
  • Imitazione ed esecuzione di sequenze motorie
  • Rispetto dei turni

L’osservazione del bambino nell’ambiente naturale, delle sue preferenze e dei suoi bisogni, è essenziale per la definizione dei giochi da insegnare. Si parte sempre dagli interessi del bambino, nonché dai suoi punti di forza, favorendo le modalità di gioco che più stimolano i suoi canali espressivi.

Per esempio, un bimbo che ha spiccate capacità visuo-percettive e di coordinazione oculo-manuale potrà imparare a svolgere compiti di incastro e puzzles.

Un bambino con forti abilità imitative può imparare qualunque attività ludica per lui piacevole, anche il gioco simbolico o il gioco motorio.

Di solito, i giochi che si insegnano inizialmente sono anche i primi messi in atto nello sviluppo tipico, come i giochi causa-effetto.

Una volta che il bambino ha acquisito le abilità di gioco necessarie, si può insegnare in maniera graduale a svolgere le attività in autonomia, in particolare:

  • ad organizzare gli spazi;
  • a selezionare e disporre il materiale ludico;
  • a riporre al proprio posto il gioco.

È opportuno che tutto questo avvenga progressivamente e che le indicazioni del terapista si sfumino, fino a scomparire.

Come affrontare le difficoltà

Un bimbo nello spettro autistico potrebbe essere poco interessato al gioco, per i suoi interessi ristretti e/o per la messa in atto di comportamenti ripetitivi incompatibili con il gioco stesso.

Il primo passo è sempre quello di individuare la funzione del comportamento disfunzionale, come abbiamo visto nell’articolo sull’autismo e i comportamenti problema.

L’utilizzo di alcune “strategie” può facilitare l’insegnamento delle abilità di gioco, come:

  • associare il gioco in insegnamento ad un’attività piacevole per il bimbo;
  • utilizzare un’agenda visiva.

Anche nei giochi di gruppo, il focus spesso è sull’insegnamento graduale: ci si può aspettare che un bimbo giochi con i suoi pari nella misura in cui riconosce i pari e conosce il gioco stesso.

Nell’intervento ABA, inoltre, le attività di gioco autonomo implementate dal terapista insieme al bambino con autismo sono fondamentali per insegnare nuove abilità, per generalizzare e mantenere abilità imparate in altri contesti, più strutturati.

A volte i genitori chiedono aiuto proprio in relazione al gioco indipendente, per cui terapista e supervisore li sostengono nella scelta dei giochi da proporre al bambino, nonché nella conseguenza positiva che deve seguire necessariamente il gioco funzionale. Ad esempio, solitamente, dopo il gioco il bambino riceve la lode dai genitori e la loro attenzione. 

Per sapere di più sul gioco e sulle modalità di gioco autonomo messe in atto dai bambini nello spettro autistico potete leggere la prima parte di questo articolo cliccando qui.

Dott.ssa Maria Antignano, psicologa e Analista del comportamento BCBA e dott.ssa Olimpia Riccio, psicologa e terapista ABA


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